La maggior parte dei casi di BPCO è dovuta all'esposizione protratta a sostanze irritanti, che causano, nei soggetti predisposti, una infiammazione cronica sia a carico dei bronchi che dei polmoni. Pertanto, la BPCO è il risultato di una complessa interazione di esposizione cumulativa a lungo termine a particelle nocive combinata con una varietà di fattori dell’ospite, tra cui il profilo genetico e il minor sviluppo polmonare.(1)
Il fattore di rischio principale è il fumo di sigaretta, ma anche quello di pipa, sigaro e altri tipi di tabacco. I dati ISTAT indicano la tendenza ad un aumento della popolazione di fumatori in Italia, dal 22% nel 2019, ultimo anno di rilevazione pre-pandemica, al 24.3% nel 2022(2). La prevalenza più alta di fumatori di sesso maschile si registra nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni (42,9%), mentre nella fascia d’età 45-64 anni si registra la prevalenza più alta tra le donne (24,5%). Oltre i 65 anni troviamo le prevalenze più basse in entrambi i sessi(2).
La BPCO può anche essere causata dal fumo passivo, vale a dire il fumo inalato quando si sta nelle vicinanze di qualcuno che fuma, dall'inquinamento dell'aria o dalle sostanze presenti sui luoghi di lavoro.
In alcune aree del mondo è molto importante l'inquinamento degli ambienti interni da combustibili di biomassa utilizzati per cucinare e riscaldare abitazioni poco ventilate, fattore di rischio importante per le donne dei Paesi in via di sviluppo.(1,3)
Il fattore di rischio genetico meglio documentato è il deficit ereditario di alfa-1 antitripsina (AAT), una proteina che protegge i polmoni svolgendo un ruolo antiossidante nei confronti degli irritanti esterni. Il deficit di AAT è una causa importante di sviluppo precoce di enfisema polmonare, vale a dire distruzione del tessuto polmonare, anche in soggetti che non fumano o che hanno un'esposizione limitata a fattori di rischio come il fumo.(1,4)